La Città di
Castrogiovanni, oggi Enna, si rivoltò nel 1627 contro il Vescovo di Catania
Innocenzo Massimo. L'intera Città fu scomunicata e i responsabili, o presunti
tali, furono arrestati e condannati a pesanti pene.
Venni a conoscenza
di questo episodio storico, allora poco noto, leggendo l'opera di Paolo Vetri
"Castrogiovanni dagli Svevi all'ultimo dei Borboni". Così appresi
che, in proposito, esisteva un poemetto manoscritto in ottava rima siciliana di
tale Fra Gieronimo Pane e Vino e che questo documento era custodito presso la
Biblioteca Comunale di Enna. Ne ottenni copia, lo trascrissi e interpretai non
senza difficoltà.
Contemporaneamente
cominciai a cercare tutte le altre fonti possibili sull’avvenimento riferendomi
principalmente alle preziose note con cui il Vetri aveva arricchito il suo
testo. Di altro riuscii a trovare ben poco e, a volte, anche inattendibile.
Quei fatti, tanto scabrosi, erano stati trascurati dai più e qualche volta
anche mistificati.
Mi trasformai in
un topo d’archivio. Era questa un’attività che non avevo mai svolto. All’inizio
dubitai fortemente di poter riuscire in qualcosa di positivo, però dopo rimasi
affascinato da questa nuova impresa e, incredibilmente, mi trovai a mio agio
nei meandri degli archivi, tra i volumi polverosi, tra le carte ingiallite.
Come trasportato da una macchina del tempo cominciai a rivivere il passato.
Iniziai con quel
poco che rinvenni nella Biblioteca di Enna, proseguii poi nell’Archivio di
Stato di Enna e di Palermo e poi anche nell’Archivio dell’Arcivescovado di
Catania.
In occasione di un
mio viaggio a Roma, fui ammesso nell'Archivio Segreto del Vaticano. Lì, per la
benevolenza del direttore e di alcuni impiegati volenterosi, ottenni di
consultare alcuni documenti relativi al Vescovo Innocenzo. Disposero in
bell’ordine sul banchetto assegnatomi parecchi faldoni e mi indirizzarono nella
ricerca. Solo dopo qualche ora riuscii a trovare finalmente un fascicoletto
contenente la corrispondenza autografa del mio Vescovo con la Segreteria di
Stato dalla sua sede di Ferrara ove svolgeva le funzioni di Nunzio Apostolico.
L’emozione fu grandissima. Avevo tra le mani dei fragilissimi trasparenti
foglietti autografi in cui il Nostro riferiva nientemeno che dei movimenti
delle truppe e della flotta della Serenissima Repubblica di Venezia.
Rimasi seduto a
quel tavolo per tre giorni consecutivi. Ero stravolto per l’incredibile dono
che mi era stato fatto, solo in conseguenza della fiducia che avevo ispirato.
Quasi non credevo che tanto mi stesse effettivamente accadendo. Pensavo di
vivere in un sogno. Non mi allontanai quasi mai se non per soddisfare i miei
bisogni essenziali.
Trovai quasi tutto
quello che cercavo sul Vescovo e su alcuni interessanti riscontri sulla storia
della Chiesa che in qualche modo motivavano l’accaduto.
Poi ebbi a
visitare la Cattedrale di Catania e nell’abside lessi ... INNOCENTIUS MAXIMUS
EPISCOPUS FECIT … scritto a lettere cubitali e, nel transetto di destra,
accanto all’altare della Madonna, trovai la tomba dello stesso Vescovo. Il
notevole rilievo della scritta di cui sopra, del monumento funebre e della
lapide elogiativa, stimolò ulteriormente la mia curiosità.
Continuate quindi
le ricerche, rinvenni parecchie altre fonti sull'argomento, le misi in ordine e
le tradussi. Contemporaneamente cominciai a scrivere una esposizione sintetica
dei fatti, con alcune note per inquadrare il periodo storico e qualche commento
tratto sia dalle fonti sia da alcuni approfondimenti relativi al Seicento, con
qualche riferimento anche agli effetti del Concilio di Trento sugli usi e
costumi delle nostre popolazioni.
Nel 2006 pubblicai
il mio lavoro intitolandolo “La Ribellione di Castrogiovanni contro il Vescovo
di Catania – Un episodio di storia siciliana del 1627”, magnificamente
illustrato dal maestro Bruno Caruso e con i tipi dell’Ed. Lussografica di
Caltanissetta.
Tale opera venne
apprezzata dal Prof. Giuseppe Giarrizzo, Preside emerito della facoltà di
Lettere dell'Università di Catania che ne sollecitò la presentazione
nell'ambito di una manifestazione ai Benedettini di Catania in onore del
Maestro Bruno Caruso. Tra i vari riconoscimenti non posso non citare una
cortesissima nota del Prof. Adriano Prosperi della Normale di Pisa.
Già allora,
contestualmente alla stesura di quell'opera, mi proposi di allargare la
trattazione dell'argomento alternando, a singoli episodi della stessa, la
narrazione di un romanzo storico contenente un'esposizione di fatti e
avvenimenti, il più delle volte verosimili e attinenti a quel periodo.
Ho fatto poi interagire
dei personaggi storici con altri tratti dai ricordi e dalle esperienze di una
vita al fine di rendere allettante ai più la lettura e la conoscenza di un
episodio storico che mi sembra possa rappresentare anche la nostra società
contemporanea con tutti i suoi pregi e difetti.
Insieme al
Vescovo, che aleggia sull’intero contesto, ho fatto rivivere gli uomini della
sua corte e della sua guardia vescovile. Insieme ai Giurati e ai cittadini, ai
nobili e ai popolani del tempo, ho fatto rinascere loro stessi e le loro
famiglie con i loro problemi, i loro amori e i loro odi, le loro angustie e
preoccupazioni e le loro gioie.
In un
caleidoscopio di innumerevoli personaggi ho cercato di rappresentare, in un
quadro di insieme, quella comunità umana con i suoi usi e costumi.
Tuttavia, mentre i
personaggi sono risultati molti, le storie che si intersecano con loro non sono
poi tante.
Prevale su tutte
la ribellione che si sviluppa ben oltre gli avvenimenti accertati in quanto
sono sceso in dettagliati particolari immaginati per rendere la narrazione più
vissuta e partecipata.
In questo
contesto, ho innestato altre storie particolari, tra cui quelle relative alle
lotte dei maggiorenti per conquistare o mantenere il loro potere sulla Città ed
ancora tante altre tra cui alcune d’amore e di morte.
Ho affrontato come
tema conduttore soltanto la prima parte del mio saggio precedente e
precisamente quella concernente la ribellione e la conseguente scomunica e
condanna dei responsabili sino alla revoca dell'interdetto e alla grazia per i
condannati. Ho tralasciato invece la seconda parte, pur essa interessante e
concernente la ripresa della lite tra Castrogiovanni e il Vescovo.
Ho accolto il
consiglio pervenutomi da più parti e principalmente dal mio editor della Scuola
Holden di Torino di limitare il testo storico a delle poche citazioni ad inizio
di ogni capitolo per non infastidire il lettore che non è interessato alle mie
pedanti ricerche.
Sperando che
questa mia nuova esperienza possa essere accolta benevolmente, auguro a tutti
buona lettura.
L’AUTORE