giovedì 6 agosto 2015

PREFAZIONE DELL'AUTORE NEL ROMANZO "COSI MAI VISTI NE' 'NTISI NELLA SICILIA DEL '600"

La Città di Castrogiovanni, oggi Enna, si rivoltò nel 1627 contro il Vescovo di Catania Innocenzo Massimo. L'intera Città fu scomunicata e i responsabili, o presunti tali, furono arrestati e condannati a pesanti pene.
Venni a conoscenza di questo episodio storico, allora poco noto, leggendo l'opera di Paolo Vetri "Castrogiovanni dagli Svevi all'ultimo dei Borboni". Così appresi che, in proposito, esisteva un poemetto manoscritto in ottava rima siciliana di tale Fra Gieronimo Pane e Vino e che questo documento era custodito presso la Biblioteca Comunale di Enna. Ne ottenni copia, lo trascrissi e interpretai non senza difficoltà.
Contemporaneamente cominciai a cercare tutte le altre fonti possibili sull’avvenimento riferendomi principalmente alle preziose note con cui il Vetri aveva arricchito il suo testo. Di altro riuscii a trovare ben poco e, a volte, anche inattendibile. Quei fatti, tanto scabrosi, erano stati trascurati dai più e qualche volta anche mistificati.
Mi trasformai in un topo d’archivio. Era questa un’attività che non avevo mai svolto. All’inizio dubitai fortemente di poter riuscire in qualcosa di positivo, però dopo rimasi affascinato da questa nuova impresa e, incredibilmente, mi trovai a mio agio nei meandri degli archivi, tra i volumi polverosi, tra le carte ingiallite. Come trasportato da una macchina del tempo cominciai a rivivere il passato.
Iniziai con quel poco che rinvenni nella Biblioteca di Enna, proseguii poi nell’Archivio di Stato di Enna e di Palermo e poi anche nell’Archivio dell’Arcivescovado di Catania.  
In occasione di un mio viaggio a Roma, fui ammesso nell'Archivio Segreto del Vaticano. Lì, per la benevolenza del direttore e di alcuni impiegati volenterosi, ottenni di consultare alcuni documenti relativi al Vescovo Innocenzo. Disposero in bell’ordine sul banchetto assegnatomi parecchi faldoni e mi indirizzarono nella ricerca. Solo dopo qualche ora riuscii a trovare finalmente un fascicoletto contenente la corrispondenza autografa del mio Vescovo con la Segreteria di Stato dalla sua sede di Ferrara ove svolgeva le funzioni di Nunzio Apostolico. L’emozione fu grandissima. Avevo tra le mani dei fragilissimi trasparenti foglietti autografi in cui il Nostro riferiva nientemeno che dei movimenti delle truppe e della flotta della Serenissima Repubblica di Venezia.
Rimasi seduto a quel tavolo per tre giorni consecutivi. Ero stravolto per l’incredibile dono che mi era stato fatto, solo in conseguenza della fiducia che avevo ispirato. Quasi non credevo che tanto mi stesse effettivamente accadendo. Pensavo di vivere in un sogno. Non mi allontanai quasi mai se non per soddisfare i miei bisogni essenziali.       
Trovai quasi tutto quello che cercavo sul Vescovo e su alcuni interessanti riscontri sulla storia della Chiesa che in qualche modo motivavano l’accaduto.
Poi ebbi a visitare la Cattedrale di Catania e nell’abside lessi ... INNOCENTIUS MAXIMUS EPISCOPUS FECIT … scritto a lettere cubitali e, nel transetto di destra, accanto all’altare della Madonna, trovai la tomba dello stesso Vescovo. Il notevole rilievo della scritta di cui sopra, del monumento funebre e della lapide elogiativa, stimolò ulteriormente la mia curiosità.
Continuate quindi le ricerche, rinvenni parecchie altre fonti sull'argomento, le misi in ordine e le tradussi. Contemporaneamente cominciai a scrivere una esposizione sintetica dei fatti, con alcune note per inquadrare il periodo storico e qualche commento tratto sia dalle fonti sia da alcuni approfondimenti relativi al Seicento, con qualche riferimento anche agli effetti del Concilio di Trento sugli usi e costumi delle nostre popolazioni.
Nel 2006 pubblicai il mio lavoro intitolandolo “La Ribellione di Castrogiovanni contro il Vescovo di Catania – Un episodio di storia siciliana del 1627”, magnificamente illustrato dal maestro Bruno Caruso e con i tipi dell’Ed. Lussografica di Caltanissetta.
Tale opera venne apprezzata dal Prof. Giuseppe Giarrizzo, Preside emerito della facoltà di Lettere dell'Università di Catania che ne sollecitò la presentazione nell'ambito di una manifestazione ai Benedettini di Catania in onore del Maestro Bruno Caruso. Tra i vari riconoscimenti non posso non citare una cortesissima nota del Prof. Adriano Prosperi della Normale di Pisa. 
Già allora, contestualmente alla stesura di quell'opera, mi proposi di allargare la trattazione dell'argomento alternando, a singoli episodi della stessa, la narrazione di un romanzo storico contenente un'esposizione di fatti e avvenimenti, il più delle volte verosimili e attinenti a quel periodo.
Ho fatto poi interagire dei personaggi storici con altri tratti dai ricordi e dalle esperienze di una vita al fine di rendere allettante ai più la lettura e la conoscenza di un episodio storico che mi sembra possa rappresentare anche la nostra società contemporanea con tutti i suoi pregi e difetti.
Insieme al Vescovo, che aleggia sull’intero contesto, ho fatto rivivere gli uomini della sua corte e della sua guardia vescovile. Insieme ai Giurati e ai cittadini, ai nobili e ai popolani del tempo, ho fatto rinascere loro stessi e le loro famiglie con i loro problemi, i loro amori e i loro odi, le loro angustie e preoccupazioni e le loro gioie.
In un caleidoscopio di innumerevoli personaggi ho cercato di rappresentare, in un quadro di insieme, quella comunità umana con i suoi usi e costumi.
Tuttavia, mentre i personaggi sono risultati molti, le storie che si intersecano con loro non sono poi tante.
Prevale su tutte la ribellione che si sviluppa ben oltre gli avvenimenti accertati in quanto sono sceso in dettagliati particolari immaginati per rendere la narrazione più vissuta e partecipata.
In questo contesto, ho innestato altre storie particolari, tra cui quelle relative alle lotte dei maggiorenti per conquistare o mantenere il loro potere sulla Città ed ancora tante altre tra cui alcune d’amore e di morte.         
Ho affrontato come tema conduttore soltanto la prima parte del mio saggio precedente e precisamente quella concernente la ribellione e la conseguente scomunica e condanna dei responsabili sino alla revoca dell'interdetto e alla grazia per i condannati. Ho tralasciato invece la seconda parte, pur essa interessante e concernente la ripresa della lite tra Castrogiovanni e il Vescovo.
Ho accolto il consiglio pervenutomi da più parti e principalmente dal mio editor della Scuola Holden di Torino di limitare il testo storico a delle poche citazioni ad inizio di ogni capitolo per non infastidire il lettore che non è interessato alle mie pedanti ricerche. 
Sperando che questa mia nuova esperienza possa essere accolta benevolmente, auguro a tutti buona lettura.

L’AUTORE